IL VERME KOREANO
Il coreano, al giorno d’oggi, è una tra le esche più diffuse e utilizzate dai pescatori sportivi italiani, forse per merito delle numerose circostanze di applicazione che offre, o magari per merito del prezzo di mercato piuttosto contenuto rispetto a quello degli altri anellidi adatti per la pesca in mare.
Dalla bolognese al beach ledgering, dal feeder al surfcasting, dalla pesca a fondo a quella di galla … è in tutte queste tecniche che il coreano può essere utilizzato, spesso in alternativa alle esche “tradizionali”.
Ma dove risiede davvero il potere attrattivo di questo anellide? Sicuramente nel vivace movimento che è in grado di “offrire” a lungo, quando questi, ovviamente, è innescato in un modo tale da consentirgli di muoversi liberamente; è per questo motivo che viene denominato anche “saltarello”.
Due sono le specie più diffuse e commercializzate come esche: il coreano (che possiamo definire) “classico”, di colore verde scuro sul dorso e rossastro sul ventre, e il coreano rosso, dalla livrea uniforme, più adatto per il beach ledgering e il surfcasting a causa della sua forte visibilità una volta sul fondale sabbioso.
Risulta essere un’esca apprezzata da diverse specie ittiche: primi fra tutti i pesci di galla (come lecce stella, sugarelli, piccoli saraghi, aguglie e occhiate) quando il nostro coreano è innescato assieme ad un piccolo pezzo di schiuma pop up; spesso risulta essere discretamente catturante nei confronti di alcuni grufolatori come mormore, grugnitori e piccole orate; talvolta anche le giovani spigole, più voraci e aggressive, cedono al vivace movimento di questo verme.
Molteplici sono le modalità d’innesco del coreano, a seconda della tecnica utilizzata, ma tutte sono tese a ledere il meno possibile la vitalità dell’esca, con l’obiettivo di non comprometterne il movimento una volta che questa viene posizionata in acqua.
In quelle tecniche di pesca che prevedono l’utilizzo di un galleggiante, il coreano viene innescato appuntandolo sulla bocca con ami di piccole dimensioni.
Questo risulta essere un tipo di innesco prevalentemente indirizzato alla spigola, in quanto simula un vero e proprio avannotto di anguilla (frequentemente predati dai branzini che si stabiliscono o transitano nelle foci e nei bassi corsi dei fiumi).
Per quelle tecniche di pesca che prevedono lanci piuttosto sostenuti, è necessario che il coreano vada a calzare per intero l’amo, lasciando soltanto la “coda” (si intendono gli ultimi 2-3 cm del corpo) libera di muoversi, per meglio resistere ai lanci stessi.
E’ fondamentale che venga utilizzato un ago per trasferire la nostra esca sull’amo (meglio se un Aberdeen) a partire dalla coda.
In questo modo sarà la testa a ricadere sulla punta dell’amo, evitando fastidiosi scivolamenti del verme stesso. Può essere innescato a pezzi, utilizzando soltanto la coda (quando si preferiscono inneschi meno voluminosi), o “cucendolo” sul nostro terminale con l’ausilio dell’amo che lo trapasserà in più punti.
Spesso, durante le nostre sessioni di pesca, non riusciamo a consumare tutte le confezioni di esche acquistate; il coreano risulta essere, a differenza di altre, di facile conservazione purchè venga riposto in un ambiente piuttosto fresco (10 gradi circa) e moderatamente umido.