Il BIGATTINO (CAGNOTTO) 3.0
E’ giunto il momento di parlare di un’esca su cui tutto è già stato detto ma che dobbiamo prendere in considerazione anche noi per l’importanza che riveste, soprattutto in questo periodo dell’anno.
Siamo in autunno inoltrato, il tempo si fa cupo, il mare mosso, ma la temperatura esterna e quella dell’acqua sono ancora elevate e garantiscono un’ottima vitalità alle larve, vitalità da cui dipende quasi interamente la loro capacità di attrarre le nostre prede.
Il bigattino non è un’esca particolarmente selettiva. Capita di prenderci un po’ di tutto e la selezione la fanno per lo più la zona e la tecnica di pesca. Assai gradito in superficie da spigole e lecce stella, risulta micidiale a mezzofondo per le occhiate e a fondo per gli sparidi più pregiati come saraghi e orate.
Le tecniche sostanzialmente sono il ledgering (per essere più precisi dovremmo parlare di “feeder”) e la bolognese sia nella sua interpretazione classica, che nelle forme miste che prevedono l’utilizzo di montature in stile inglese o l’ausilio del pasturatore scorrevole.
La scelta tra l’una o l’altra tecnica è dettata principalmente dal tipo di spot e dal pesce insidiato. Di solito ci regoliamo grossolanamente in questo modo:
- Medio-basso fondale: bolognese classica o inglese
- Alto fondale roccioso: bolognese con pasturatore
- Spiaggia: beach ledgering (feeder)
Questo in linea molto generale, senza prenderlo come vangelo. E’ comunque evidente che su un fondale di pochi metri sia più logico pescare leggeri e pasturare manualmente (a manciate o fiondate a seconda della distanza da coprire), mentre la ricerca di grufolatori su un fondale di diversi metri richieda un sistema che entri velocemente in pesca e che trasporti altrettanto rapidamente la pastura sul fondo. La spiaggia è un spot particolare e, come abbiamo già avuto modo di dire, benché il ledgering sia la tegnica standard, la bolognese è sempre da prendere in considerazione se il fondale lo permette.
Tornando al bigattino in sé, esiste una nutrita serie di inneschi. Ne mostriamo alcuni tra i principali:
Bigattino singolo
Il bigattino innescato singolarmente è di sicuro la modalità di presentazione più naturale. Infatti, se si escludono le bocce di bigattini incollati, sia che si pasturi manualmente che si utilizzi un feeder le larve si disperdono nell’acqua una separata dall’altra e non a ciuffetti. Innesco ideale per pesci sospettosi come la spigola, richiede ami di misura molto ridotta (16-18), solitamente più piccoli di quelli utilizzati per l’innesco di larve a gruppo (14).
- (1) Innesco orizzontale: sotto pelle, a circa metà del corpo. Simula la posizione naturale assunta dai bigattini liberi di fluttuare nell’acqua.
- (2) Innesco per gli occhietti (coda): è uno dei più classici. Garantisce la maggior durata dell’innesco “vitale”.
- (3) Innesco per la testa: il bigattino si muove maggiormente ma la vitalità dell’esca è assai ridotta. Si utilizza in inverno, in presenza di basse temperature dell’acqua. In queste condizioni le larve per via dello shock termico cessano comunque di muoversi entro poco, anche con inneschi maggiormente vitali rendendo comunque necessaria la loro sostituzione. Tanto vale incentivarne il movimento per il breve tempo che stanno in pesca.
- (4) Innesco a calzetta: altro classico. La vitalità è media ma i movimenti sono piuttosto limitati. Riduce il rischio che il bigattino venga succhiato e strappato via dall’amo.
- (5) Innesco coda-testa: mobilità molto limitata. La posizione ricurva è comunque abbastanza naturale. Alternativa alla “calzetta”.
Bigattini in gruppo
Gli inneschi possono essere più o meno voluminosi (2-3 bigattini). Di base queste presentazioni sono più indicate per gli sparidi (saraghi, orate, occhiate).
- (6) Due bigattini per gli occhietti: è uno dei più tipici inneschi a ciuffo. Le larve così appuntate tendono a divergere l’una dall’altra e durante il recupero, se ancora sull’amo, generano un effetto elica che può portare a torsioni del terminale in assenza di microgirella.
- (7) Due bigattini, uno per la testa e uno per la coda: simile al precedente, riduce l’effetto elica e rende l’innesco più mobile (per le considerazioni fatte sopra).
- (8) Due bigattini, uno a calzetta e uno per la coda: innesco abbastanza comune. La copertura dell’amo è pressoché totale.
- (9) Tre bigattini, uno a calzetta e due per la coda: è il più voluminoso. Si utilizza nella ricerca di grufolatori di taglia un po’ più grande essendo maggiormente visibile e resistente agli attacchi della minutaglia.
- (10) Innesco combinato con pastella: non è una nostra invenzione. Abbiamo preso l’idea da alcuni articoli sulla pesca in fiume e ci è capitato di testarlo con buoni risultati. Il bigattino conferisce attrazione visiva all’esca, per via dei movimenti, la pastella rilascia aromi e rende più ampio il boccone nascondendo l’amo. Da tenere in considerazione durante la scaduta.